di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie)
DiFred è una donna che ha perso ogni diritto, compreso quello di possedere un nome proprio, poiché Fred è il suo padrone e lei l’Ancella che gli appartiene.
DiFred è fertile. Vive nella speranza di concepire. È stata scelta per questo: per procreare in un mondo in rovina che guerre devastanti hanno reso sterile.
È un ancella e va curata come un oggetto prezioso. Un corpo. Utilizzato da un uomo in un mondo di uomini, in cui le donne non sanno fare altro che detestarsi, invidiando i differenti ruoli a cui sono state destinate. Ruoli codificati finanche nel colore dei vestiti che sono costrette a indossare: azzurro per le Mogli, verde per le Marte (le domestiche). Per le Ancelle rosso. Come il sangue, come il Peccato a cui non devono indulgere. A questo scopo vengono sorvegliate da Occhi, sentinelle in una società strutturata allo scopo di redimere il precedente movimento femminista, restituita a un bigottismo patriarcale e a un ritrovato ordine che relega le “femmine” alla funzione per cui sono state create da un Dio maschio e bacchettone che le vuole madri e spose. Serve.
Riusciranno le donne a riappropriarsi della dignità? Riusciranno a soprassedere alle gelosie, a ritrovare la complicità e la fiducia necessarie per riscattarsi?
Il romanzo distopico al femminile e femminista, scritto nell’85 dalla Atwood con sconcertante lungimiranza, sottolinea e amplifica aspetti dell’attuale (in)civiltà, come l’annosa incapacità delle donne di fare fronte comune, e le rinnovate dittature che, seppure mascherate da democrazia, mirano al predominio e alla discriminazione.
Non mi resta che augurarvi buona lettura!
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